Novembre 25, 2024

La prima domenica di Avvento ci invitava a “vegliare”, oggi risuona con forza la parola “conversione” pronunciata da Giovanni il Battista sulle rive del fiume Giordano ma, allo stesso tempo, si fa strada anche la figura del tanto atteso Messia. Il Battista ne mette il risalto il ruolo di giusto giudice seguendo le orme del profeta Isaia, così come ascolteremo nella Prima Lettura . Ma Isaia è anche il profeta che, più di ogni altro, ha tracciato un profilo del Messia cosi aderente alla realtà. Un discendente della stirpe di Davide, su cui si poserà la pienezza dello Spirito al punto che vi sarà uno sconvolgimento stesso della natura; quasi fosse un ritorno ideale al paradiso terrestre.

S. Alfonso, nel suo “Quanne nascette ninne”, ha saputo pennellare quelle scene evocate da Isaia con uno stile popolare ma di spessore teologico; scene che possono sembrare bucoliche e utopistiche ma che, invece, sono intrise di speranza in vista di un mondo in cui la pace e l’armonia regnano sovrane.

A queste scene fa da contraltare quella sulla giustizia, ripresa dal Battista con l’aggiunta del fuoco inestinguibile; un giudizio divino al quale si sfugge solo mettendosi sulla strada della conversione. Il monito che Giovanni rivolge a Farisei e Sadducei è in qualche modo rivolto anche a noi; il vero salto di qualità consiste nella “disaffezione” lenta e continua al peccato, nella presa di coscienza che senza di Lui non possiamo far nulla, con l’invocazione costante allo spirito Santo per compiere quegli atti di vero amore verso Dio, noi stessi, il prossimo e verso il Creato. Sono questi i frutti della conversione, segni tangibili del nostro desiderio di vivere il regno di Dio.

Da notare, infine, l’affinità tra le parole che Giovanni rivolge a Farisei e Sadducei e quelle che un giorno proferirà Gesù: “Non chi dice: Signore, Signore, entrerà nel regno dei cieli ma chi fa la volontà del Padre mio” (Mt 7,21). Questo Tempo di Avvento sia davvero una opportunità per deciderci ad aderire alla Sua volontà senza rinunciare alla nostra libertà, iniziando a riconciliare dentro di noi: “la pecora co’ lione, L’urzo e o vitiello E co’ lo lupo ‘npace o pecoriello. affinché possiamo essere veri operatori di pace. Buon cammino a tutti.

Diac. Silvio O. Telonico