Novembre 22, 2024

La III domenica dell’avvento è detta della gioia, la venuta del Signore è vicina, già nella prima lettura il profeta Isaia ci invita alla gioia e nella seconda lettura San Giacomo esorta ad essere costanti nella fede e nell’attesa, il profeta Isaia preannuncia che quando arriverà il Signore si apriranno gli occhi ai ciechi e gli orecchi ai sordi, lo zoppo salterà il muto gridera’ di gioia. Nel Vangelo troviamo Giovanni Battista in carcere dubbioso, Gesù stravolge completamente le sue aspettative, per il Battista doveva essere un Dio giudice, invece Gesù parla dell’amore e compie miracoli, Giovanni pensa di essersi sbagliato chiedendosi se quel Gesù che guarisce ed aiuta zoppi, ciechi, indemoniati, lebbrosi, tutti gli ultimi è il vero Messia. Allora manda i suoi discepoli a chiedere a Gesù se è lui colui che i profeti avevano annunciato e la risposta di Gesù a questi dubbi non è una teoria, ma un’esperienza concreta: “riferite a Giovanni ciò che udite e vedete” e da questa risposta capiamo il motivo per cui Gesù compie i miracoli: non per dimostrare la sua natura divina, non per compassione, ma per dimostrare che il regno di Dio comincia così a prendere corpo, a piantarsi nella storia umana.

Compiendo i miracoli Gesù dimostra che è arrivato questo tempo di grazia, I miracoli sono quasi degli antipasti al banchetto di nozze che sarà il regno di Dio, non servono a risolvere per sempre le situazioni, anche le persone prima o poi si riammalano e muoiono, I miracoli servono ad alimentare nel cuore l’attesa di Dio, della gioia eterna, ma ciò non basta, il regno di Dio non si raggiunge automaticamente, è per coloro che amano ed operano la giustizia.

In sintesi l’atteggiamento che il Signore ci chiede operando miracoli, non è aspettarci tutto da Lui, ma collaborare con Lui nella costruzione del regno di Dio, noi non possiamo guarire i malati o resuscitare i morti, ma ogni nostro gesto di attenzione al malato, al bisognoso, è un piccolo miracolo, un segno del regno di Dio. Ognuno nella vita di tutti i giorni può regalare un sorriso a chi è triste, tendere la mano a chi fatica a camminare e quando chiediamo o accordiamo il perdono restituiamo la vita a relazioni che sembravano finite per sempre, questo è il motivo per cui Gesù dice che, pur essendo Giovanni Battista il più grande fra i nati di donna, “il più piccolo nel regno dei Cieli è più grande di lui”. Ciascuno di noi, per quanto piccolo, è più grande del Battista se si fa collaboratore di Gesù nel cercare di cambiare quel pezzetto di mondo che incontra ogni giorno sulla sua strada e questa certezza rappresenta un motivo in più per essere nella gioia.

Sia lodato Gesù Cristo

Diacono Gianmarco Martinoli