Festival Sabir 2023 – Trieste 11/12/13 maggio
Si aprirà giovedì 11 maggio a Trieste, per concludersi il 13 maggio, la nona edizione del Festival Sabir, evento diffuso e spazio di riflessione sulle culture mediterranee nei luoghi simbolo dell’Europa. Zona di confine, Trieste è geograficamente luogo di incontro e accoglienza, passaggio naturale per chi decide di attraversare la rotta balcanica delle migrazioni.
“Libertà di movimento” è il titolo scelto per questa edizione del Festival Sabir, dedicata ad Omar Neffati, portavoce del Movimento Italiani senza cittadinanza, scomparso prematuramente nel gennaio scorso.
Il Festival, promosso da ARCI insieme a Caritas Italiana, ACLI e CGIL, con la collaborazione di ASGI e Carta di Roma, con il patrocinio di Rai per la Sostenibilità, la media partnership della Rai e del quotidiano Primorski Dnevnik, sarà anche quest’anno un’occasione per affrontare le tematiche della solidarietà e dei diritti umani, per riflettere su alternative possibili e pratiche innovative offrendosi come spazio di riflessione, dialogo e testimonianza.
Mercoledì 10 maggio, alle ore 12.30, presso il Circolo della Stampa di Trieste, si è tenuta la conferenza stampa di presentazione del Festival.
«È la prima volta che Il Festival Sabir approda in una città di frontiera come Trieste. Come sempre partiremo dai dati reali per analizzare molte tematiche legate all’immigrazione, dando voce ai protagonisti, agli operatori e alle operatrici che se ne occupano quotidianamente», afferma Filippo Miraglia, responsabile immigrazione, asilo e antirazzismo di Arci nazionale.
Gianfranco Schiavone, componente dell’ASGI: «Trieste è una città che vive in maniera più acuta le contraddizioni del momento: qui nacque lo SPRAR come sperimentazione, c’è una lunga tradizione di inclusione e accoglienza diffusa, ma allo stesso tempo è la città delle forzature estreme e della violazione delle norme. Il tentativo caparbio di riprendere le riammissioni illegali, tutte respinte dalla Slovenia, di persone in cerca di protezione internazionale e i provvedimenti di espulsione dall’Italia, ineseguibile secondo il diritto internazionale, di persone prevalentemente afgane e libiche testimoniano un impulso all’illegalità delle istituzioni cittadine irrefrenabile».
Per Michele Piga, Segretario generale della Cgil di Trieste: «questo Festival rappresenta un’alleanza strategica per il sindacato con il terzo settore: la difesa dei diritti dei lavoratori e delle lavoratrici passa anche dalla difesa dei diritti umani in generale. In un contesto di calo demografico, serve un’accoglienza intelligente che non divida le persone, ma rafforzi le relazioni. Sabir servirà per riannodare i fili e le relazioni sul territorio triestino in materia di accoglienza diffusa, già sperimentata con successo su tutto il territorio».
Antonio Russo, vicepresidente Acli, dichiara che «la nostra iniziativa è ricca di riflessioni politiche e soprattutto luogo di incontro di culture. Trieste ci permette di aprire una riflessione più approfondita sui Balcani. Auspichiamo che la città accolga positivamente questa opportunità e partecipi attivamente alle decine di appuntamenti previsti».
«In questi tre giorni ci potremo confrontare su questioni politiche rilevanti in tema di immigrazione: i corridoi umanitari, il sistema di accoglienza, la gestione delle frontiere – continua Oliviero Forti, Responsabile Politiche Migratorie e Protezione Internazionale di Caritas Italiana –. Tante le organizzazioni coinvolte, italiane e internazionali. Ricordiamo che dare spazio alla cultura è da sempre un aspetto fondamentale del Festival Sabir. Mostre, concerti, film, documentari: tanti gli eventi previsti».
«Affrontare l’accoglienza con il metodo dell’emergenza come spesso i governi hanno fatto finora, senza una programmazione adeguata, peraltro obbligatoria per legge, serve solo a saltare le procedure di affidamento nei bandi pubblici, con conseguenze negative da molti punti di vista. Tutti i Ministri dell’Interno che si sono succeduti negli ultimi vent’anni, citando imprecisate fonti dell’intelligence, a un certo punto “danno i numeri” sulle partenze dal nord Africa. Centinaia di migliaia di persone che sarebbero pronte a invaderci. Ma non vengono poi perseguiti per “procurato allarme” quando le loro previsioni non si realizzano.
Chiuderà questa edizione del Festival la Marcia contro i muri e per l’accoglienza: attraverseremo simbolicamente la frontiera tra Slovenia e Italia a nome di chi non ci sta a costruire un’Europa circondata da muri, ma lavora per un’Europa aperta, solidale e accogliente.
Una nota di biasimo dobbiamo riservarla al Comune di Trieste che ha deciso di non concedere al Festival nessuna forma di collaborazione ufficiale o patrocinio. È la prima volta che accade in nove anni di Festival», conclude Filippo Miraglia.