Terza domenica di Avvento
La terza domenica di avvento si apre con un invito a gioire ad esultare: “Rallegrati…” (Sof 3,14), proclama il profeta Sofonìa, il Signore “ti rinnoverà con il suo amore” (Sof 3,17). Anche il colore liturgico smorza i toni scuri del viola assumendo i tratti luminosi del rosaceo che stimolando positività, serenità, è un chiaro richiamo alla felicità che proviene dal Vangelo. Il richiamo a gioire echeggia anche nella Solennità dell’Immacolata Concezione, “Rallegrati…” (Lc 1,28) suggerisce l’angelo a Maria, capace con il suo “Si” di unire cielo e terra, Dio all’umanità, la Parola al servizio. Insomma il leitmotiv della settimana è senza dubbio “rallegrarsi nel Signore” poiché solo in Lui è possibile trovare la propria realizzazione, il proprio refrigerio, la vera felicità. Il Vangelo ci presenta Giovanni Battista che accoglie sulle rive del Giordano tutti coloro che nutrono il desiderio di battezzarsi. Sono coloro che in cuor loro hanno ascoltato, hanno fame di conoscenza, hanno voglia di mettersi in discussione, fremono di mettersi all’opera: “che cosa dobbiamo fare?” (Lc 3,14). Giovanni consola i loro cuori indicando i valori della condivisione dei beni nella solidarietà, la giustizia nell’equità, la correttezza nel superamento del dominio sugli altri. Semplicemente il profeta risponde a tutti di “essere” la versione migliore di sé stessi, ovvero, “vivere bene ciò che si è chiamati ad essere”. Giovanni non ha la funzione di innalzare l’uomo a Dio, semplicemente lo immerge nella Sua verità. Il Battista è colui che “evangelizza”, porta la “buona notizia”, saprà indicare che solo il Cristo può “rallegrare” il cuore di ogni uomo e donna di buona volontà. San Giovanni Bosco ci suggerisce gli ingredienti della ricetta della santità: l’allegria; vivere l’incontro con il Signore attraverso i sacramenti e la preghiera; infine, fare bene il proprio dovere aiutando gli altri. Impostare la vita in tal modo significa: dirigere la propria esistenza “verso” l’attenzione a Dio e ai fratelli; riconoscere nel dono di sé il “carattere battesimale” che ci conforma a Cristo; riscoprire il “primato dell’essere” rispetto al fare, poiché nel poco che possiamo offrire si nasconde il tanto che rende “lieti nel Signore” (Fil 4,4).
Diacono Carmine Martorelli